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Carbonara2 – S. Rita è un quartiere intensivo costruito negli anni ’80 e situato a ridosso del borgo rurale di Carbonara a circa 7km dal centro cittadino. Un quartiere che rappresenta una condizione paradigmatica dello sviluppo della città di Bari. Sviluppo derivato dalle scelte del P.R.G del 1966 a firma di Ludovico Quaroni, Piano Regolatore più volte andato in variante e di difficile realizzazione. Un Piano che, se pur ha avuto il merito di restituire una visione programmatica della città a scala territoriale, attraverso la definizione delle direttrici di sviluppo in conformità con il territorio barese, ha però sovradimensionato la crescita della città affidando il suo funzionamento a un’ossatura infrastrutturale, solo in parte realizzata, e a un disegno della struttura urbana difficilmente malleabile. I massicci interventi di edilizia residenziale intensiva (pubblica e privata) realizzati in aree adiacenti ai borghi agricoli nelle vicinanze della città non trovano nessuna mediazione con l’edificato minuto delle case rurali e sono così scollegati dalla città da configurare una sequenza di enclaves generiche.

inquadramentoIl caso di Carbonara2 – Santa Rita è maggiormente emblematico perché si ha una separazione nella separazione. Infatti, il primo nucleo degli edifici IACP è separato, concettualmente e fisicamente, dall’edificato più recente edilizia convenzionata, a separarli la Cava di Maso un cratere rettangolare e profondo scavato nel calcare, un tempo adibito a sito estrattivo e poi trasformato in un centro sportivo e luogo di ritrovo per gli abitanti fino all’alluvione del 2005 che ha spazzato via tutte le attrezzature lasciando una profonda ferita non ancora sanata. La Cava di Maso rappresenta una separazione sia fisica che emotiva per gli abitanti, una sorta di “monumento negativo”, che celebra la cancellazione del luogo, come territorio naturale solcato dalle tipiche “Lame” del versante orientale delle Murge su cui, nei secoli, si sono installati gli insediamenti dell’uomo.

Gli edifici si inseriscono nel paesaggio circostante, costellato da uliveti e campi incolti, senza nessuna mediazione né con il territorio né con l’insediamento storico della vicina Carbonara. L’intero quartiere appare come un’astronave atterrata sul suolo, al suo interno gli spazi sono definiti dal sistema viario, spesso sovradimensionato, che definisce una successione di “recinti” determinando lo spazio delle residenze. Un modello insediativo che nega lo spazio pubblico in favore di una logica puramente funzionalista, slegata dalle tradizioni abitative mediterranee che, di contro, rintracciano nel sistema degli spazi pubblici un prolungamento dello spazio privato. E’ sintomatico che a Carbonara2 – S. Rita non esista una vera e propria piazza, lo spazio davanti alla Chiesa di S. Rita, edificio simbolo del quartiere, è occupato da un grande parcheggio, e le poche aree attrezzate sono relegate a spazi di risulta al perimetro della viabilità.

La Cava di Maso, ex sito estrattivo che divide in due il quartiere.

La Cava di Maso, ex sito estrattivo che divide in due il quartiere.

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Questa povertà spaziale è associata a una scarsità di servizi di qualità: poche sono le attività commerciali e pochi i luoghi funzionali alla vita della comunità, gli abitanti sono infatti costretti a spostarsi quotidianamente nella vicina Carbonara. Il senso di isolamento è acuito da una difficoltà nei collegamenti con la città di Bari e con la vicina Carbonara. Tre sono i ponti che superando la “lama”, collegano il quartiere con il resto del territorio, mentre la stazione della metropolitana di superficie Bari-Bitritto, che doveva rappresentare un’alternativa all’uso dell’automobile, non è mai entrata in funzione ed è in stato di abbandono.

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