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Quando negli anni’80 Giancarlo De Carlo iniziò a lavorare al progetto di residenze IACP per l’isola di Mazzorbo, i futuri destinatari degli alloggi non erano ancora stati individuati e, quel confronto tra architetto e  futuri abitanti, che De Carlo aveva già sperimentato a Terni per il progetto di Villaggio Matteotti, non potè essere messo in atto. Ma un’idea era chiara per l’architetto: le nuove residenze dovevano rinterpretare in chiave contemporanea le dinamiche sociali e aggregative tipiche delle isole lagunari.

Ecco perchè a Mazzorbo ritroviamo un impianto urbano molto attento allo “spazio tra le case”: la Calle Grande, spina centrale del piccolo insediamento è il luogo dove affacciano i fronti delle abitazioni e gli spazi commerciali e di servizio, da questa spina centrale si snodano i Campielli, piccole piazzette o larghi che nella tradizione veneziana rappresentavano, e in alcuni quartieri rappresentano ancora, i luoghi pulsanti della città. Microcosmi in cui si dipanano le storie e la vita quotidiana degli abitanti tanto che Carlo Goldoni vi ha ambientato un’operetta omonima.

I Campielli rappresentano lo spazio di mediazione tra la sfera pubblica e quella privata, ma anche il luogo dove si generano i conflitti e dove si impara a relazionarsi con l’altro. Questo esercizio sociale richiede una continua mediazione tra l’indentità individuale e quella collettiva, una mediazione costruita con piccoli gesti e minimi spostamenti. La pulizia del Campiello, l’installazione di una panchina comune o di piante per abbellire oppure, di contro, l’occupazione dello spazio come fosse un magazzino privato, sono azioni all’apparenza innoque, ma che generano un “tessuto” comune o una diffidenza reciproca che può consolidare o allontanare la comunità degli abitanti.

A Mazzorbo, anche per il continuo ricambio degli abitanti, derivato dai criteri di assegnazione degli alloggi popolari, i Campielli ci parlano di un’occasione mancata. Pur nell’apparente pulizia, oggi i Campielli sono poco vissuti e se, come confermato dagli abitanti, un tempo erano animati dai giochi dei bambini e dalle chiacchere del vicinato, oggi sono spesso fonte di dissapori e malintesi. L’invecchiamento degli abitanti  e il trasferimento dei giovani, per studio o lavoro, ha fatto mancare quel “collante” intergenerazionale che sottende la vivacità sociale dei luoghi, questa perdita ha alimentato attriti e sfiducia tra gli abitanti storici e i nuovi. Una condizione che rende oggi i Campielli un “problema” gestionale per la comunità. Per recuperare questa risorsa, pensata e voluta fortemente da De Carlo, sarebbe necessaria un’azione esterna e neutrale che rendesse nuovamente vivi i Campielli con iniziative e piccoli eventi per abituare nuovamente gli abitanti di Mazzorbo ad esercitare il piacere della condivisione e dello stare assieme che sono alla base del senso dell’Abitare lo spazio comune.

img_20160826_111649Campiello a Mazzorbo

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Campiello a Burano